“Niente paura, si vede la luna perfino da qui”

Marzo 2, 2015 Categoria: ,

Dal 26 al 28 febbraio a Firenze si è svolta la XIV edizione dei Colloqui Fiorentini, un’iniziativa culturale promossa dall’associazione Diesse con lo scopo di approfondire, anno per anno, la conoscenza dei maggiori autori della Letteratura Italiana. Quest’anno era la volta del poeta triestino Umberto Saba. Alcuni studenti dei Licei Classico e Scientifico del Leone XIII, preparati e accompagnati dai loro docenti, hanno aderito con entusiasmo al progetto. Il gruppo del Liceo Classico ha anche ricevuto un premio speciale, come ci raccontano due dei nostri partecipanti nel resoconto che ci hanno inviato.


“Niente paura, si vede la luna perfino da qui”

“A sedici, diciassette, diciotto anni apprezzi la poesia come mai nella vita. Infatti la poesia è rischio, è vita. La poesia è per chi rischia e vive. E mai come a quest’età si rischia e si vive”. Devo essere sincero. Queste parole pronunciate da Davide Rondoni in uno dei numerosi interventi da noi ascoltati in questi tre giorni a Firenze mi rimarranno impresse a vita.

Saba DIESSEEra lo scorso ottobre quando, dopo che la prof.ssa Bondi, il prof. Campanini, la prof.ssa Cocuzza e la prof.ssa Zanardi proposero a me ai miei compagni di partecipare ad una tre-giorni di colloqui su Saba, producendo prima una tesina, scritta nell’arco di tre mesi, pensai: “Ah sì, Saba, il poeta triestino! Credo…”. Con questo enorme bagaglio culturale sull’argomento io, quattro miei compagni e tredici ragazzi di altre classi abbiamo deciso di lanciarci in quest’avventura.Così, dopo tre mesi di incontro con il poeta e di duro lavoro per scrivere una tesina, il 26 febbraio scorso arriviamo di prima mattina a Firenze per partecipare ai “Colloqui Fiorentini”, convegno organizzato annualmente da Diesse per le scuole di tutta Italia per approfondire lo studio di un particolare poeta. Arriviamo a Firenze e veniamo catapultati in un auditorium nel quale inizia subito la prima di una serie di relazioni tenute da professori e studiosi. Conclusasi la mattinata inizia il dibattito tra noi studenti su diversi temi affrontati dal poeta. Tra una domanda, un dubbio, una risposta e una risata, la prima giornata di seminario si conclude con discussioni e temi ancora aperti. Stanchi morti, ma appassionati, interessati e battaglieri più che mai andiamo a dormire.La seconda giornata inizia con il botto: il primo relatore è il professor Gibellini: capiamo la sua importanza quando, alla vista del professore, al prof. Campanini brillano gli occhi e si emoziona come me quando prendo nove in una versione (cosa mai successa, tra l’altro…) o quando il Milan vince (in questo momento cosa ancora più rara della precedente). Nel suo intervento il professore si addentra nelle sfumature di ogni parola e pensiero del poeta triestino con tale passione che non può che lasciarci pendere dalle sue labbra.

L'intervento in assemblea di Francesco Cruz (V Sc. A)

L’intervento in assemblea di Francesco Cruz (V Sc. A)

Dopo di questo, però, arriva l’intervento che la quasi totalità degli uditori ha apprezzato di più. È infatti il turno di Davide Rondoni, poeta e critico. Egli fa iniziare il suo discorso con la citazione con cui io ho iniziato questo articolo. Seguita dall’affermazione: “A me Saba sta antipatico“. Da quel momento non riusciamo più a staccargli gli occhi e le orecchie di dosso. Riesce a fare entrare Saba e la poesia in noi come mai prima d’ora, ci fa rendere conto che la poesia è qualcosa che parla di vita, di emozioni, di esperienze e, chi più di noi ragazzi si sente vivo, si emoziona e fa esperienze? La poesia non è qualcosa per tutti, la poesia è solo per chi rischia. Chi rischia davvero. Chi rischia di innamorarsi, di ridere, di vivere. Saba in fin dei conti era un egocentrico, il più altruista degli egocentrici o il più egocentrico degli altruisti. Insomma, uno che si recensisce da solo, si auto-elogia, scrive di sé e delle sue emozioni, non può che essere un egocentrico.

Però, il caro Umberto, fa tutto questo per noi, lui parla di sé per parlare dell’uomo di sempre. Lui vuol comunicare con noi; una vecchia canzone dice: “La senti questa voce? Chi canta è il mio cuore”. Noi, caro Umberto, la tua voce, il tuo cuore l’abbiamo sentito e l’abbiamo fatto nostro. Magari non siamo totalmente d’accordo con ciò che scrivi, ma adoriamo farci cullare dai tuoi versi. È in momenti come questi che mi rendo conto perché cinque anni fa ho scelto di fare il Liceo Classico, perché al “I disaccaridi provengono dall’unione di due monosaccaridi per reazione dell’-OH anomerico dell’uno con un gruppo -OH alcolico dell’altro; dalla reazione si ha la formazione di un legame glicosidico. Un disaccaride è quindi un acetale in cui l’-OH anomerico è sostituito da un gruppo -OR.” preferisco il “Che ci vorrebbe ad esser felice? Una stanzetta, ma col fuoco acceso; due tazzine, due piccole tazzine, una per te l’altra per me, Paolina“. Forse perché credo ancora che sia più appagante un libro che un microscopio, un’aforisma che una formula, un’emozione risultante da un verso piuttosto che un numero derivante da un problema.

Il gruppo dei Leoniani

Il gruppo dei Leoniani

In tre giorni di convegno, in tre mesi di studio di Saba, ho riscoperto emozioni, valori e qualità che guardandosi attorno sembrano non esserci più. A volte, però, guardare in sè stessi, fermarsi un secondo, come Saba, in cantuccio a pensare fa bene al cuore, al proprio cuore e a quello del Mondo, che forse, ora più che mai, ha bisogno ascoltare invece che di parlare, di riflettere prima di agire.

Con ciò ovviamente, come suggerisce il mio compagno Giuseppe, non si vuole sminuire il ruolo del Liceo Scientifico che predilige un altro campo di approfondimento importantissimo affiancandogli ovviamente lo studio della nostra letteratura, ma si tratta di scelte da fare nella vita e, nonostante le mille difficoltà del greco e del latino, sono momenti come questi che mi rendono ben contento della scelta fatta cinque anni fa.

Quasi dimenticavo di dirvi che il gruppo della mia classe, la V Classico, ha vinto una menzione d’onore per il lavoro svolto. Un riconoscimento che ci fa molto piacere e che dedichiamo a Saba e a chiunque abbia ancora voglia di riflettere, emozionarsi e, perché no, anche di rischiare.

Federico Rosa, V Liceo Classico A
Giuseppe Miccichè, V Liceo Scientifico B