Il diritto di migrare: storia di Madi Keita, mediatore linguistico-culturale
Marzo 4, 2025 Categoria: News, Home pageLunedì 3 marzo 2025 gli studenti delle 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗜 𝗚𝗿𝗮𝗱𝗼 del nostro Istituto hanno avuto l’opportunità di incontrare, in Sala Martini, gli operatori del 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗔𝘀𝘁𝗮𝗹𝗹𝗶 di Roma – una organizzazione non governativa della Compagnia di Gesù che da oltre 40 anni lavora per promuovere i diritti dei rifugiati, offrendo assistenza legale, sociale, sanitaria e psicologica.
Quest’ incontro si inserisce nel progetto ” 𝗙𝗶𝗻𝗲𝘀𝘁𝗿𝗲 – 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝗥𝗶𝗳𝘂𝗴𝗶𝗮𝘁𝗶”, promosso dal centro stesso, che mira a sensibilizzare i giovani su temi come l’𝗲𝘀𝗶𝗹𝗶𝗼, la 𝗺𝗶𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 e la 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗿𝗶𝗳𝘂𝗴𝗶𝗮𝘁𝗶, offrendo agli studenti un’esperienza diretta e concreta che li aiuti a comprendere le sfide vissute dai rifugiati e a superare i pregiudizi attraverso l’ascolto delle loro storie.
L’inizio dell’incontro ha fatto luce sui significati della parola “𝗺𝗶𝗴𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲” e di come coincida con la fisiologica necessità dell’uomo di viaggiare alla ricerca di una condizione migliore, oltreché delle cosiddette “𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗲 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲”, conflitti disastrosi di cui non si parla a causa della scarsa copertura mediatica.
I ragazzi hanno avuto la fortuna di ascoltare la testimonianza da rifugiato di 𝗠𝗮𝗱𝗶 𝗞𝗲𝗶𝘁𝗮, mediatore socio-culturale dell’Astalli, riguardo 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗼 𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗹𝗲 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗠𝗮𝗹𝗶 – paese dove il cambiamento climatico sta devastando le risorse idriche e agricole e dal 2012 è teatro di un violento conflitto fra le forze governative e i separatisti dell’Azawad, la macroregione sahariana e saheliana dello stato africano.
Un viaggio cominciato all’età di 19 anni, alla ricerca un futuro migliore, dove 𝗠𝗮𝗱𝗶 𝗵𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗣𝗮𝗲𝘀𝗶 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝘂 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗮𝗿𝗶 𝗲 𝗵𝗮 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗴𝘂𝗮𝗱𝗮𝗴𝗻𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗮 𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲, 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗲𝘀𝘁𝗿𝗲𝗺𝗲.
Nonostante il suo obiettivo iniziale fosse quello di stabilirsi in Libia, dove ha imparato l’arabo e vi rimasto per alcuni anni, l’esplosione del conflitto civile che ancora attanaglia il paese nordafricano ha reso la sua condizione, come quella di milioni di rifugiati e cittadini libici, insostenibile.
Ed è proprio in quel momento che ha deciso di attraversare il Mediterraneo e giungere in Sicilia, 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝗶𝗿𝘀𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗶 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗶 (in Mali non poteva goderne perché nato da una relazione extraconiugale fra due persone di etnia diversa), 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼, 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼.