“Qualcosa di buono della tua vita”: incontro con Debora Graziani
Maggio 29, 2025 Categoria: News, Home page
Da sinistra: La prof.ssa Marzia Galeotti e Debora Graziani
È una testimonianza appassionante, emozionata ed emozionante, ma anche estremamente lucida e puntuale, quella che nella mattinata di oggi 𝗗𝗲𝗯𝗼𝗿𝗮 𝗚𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶 – ex agente della Polizia di Stato e membro della scorta di 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗙𝗮𝗹𝗰𝗼𝗻𝗲 – ha condiviso con gli 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗮 all’interno del 𝗣𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ attivato dal nostro Istituto.
La sua è la storia di una giovane donna che all’età di 25 anni lascia tutto ed entra in Polizia: 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲, che è vocazione e intima convinzione. Subito, la difficoltà nel farsi accettare come poliziotto, in anni in cui la presenza femminile nel corpo di Polizia era ancora molto limitato.
Poco dopo, 𝗶𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼, città complicata, difficile, investita allora da una sanguinosa guerra di mafia. E i mafiosi Debora li ha conosciuti tutti, o quasi: la sorveglianza a Pippo Calò, a Galatolo, a Badalamenti. Il rispetto di colleghi e cittadini guadagnato sul campo, con la sua condotta e le sue azioni.
La scelta della 𝗦𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮 𝗩𝗼𝗹𝗮𝗻𝘁𝗲, prima aggregata, poi autista. Le chiamate ininterrotte che non lasciano spazio per le pause, l’adrenalina sempre a mille, il desiderio di rendersi utile, di portare un aiuto.
Quindi l’entrata nella 𝘀𝗰𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗙𝗮𝗹𝗰𝗼𝗻𝗲, l’allerta costante, fino a quel maledetto 23 maggio 1992, un sabato dolce, con il mare a portata di mano, in cui il giudice resta vittima di uno degli 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗿𝘂𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗲 𝗳𝗲𝗿𝗼𝗰𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮. E con lui, diversi fraterni colleghi di Debora, membri della scorta in servizio.
Uno spartiacque nella vita della nostra nazione, e nella vita personale di Debora, un episodio che la segna nel profondo.
La vita però continua, con le sue tragedie e i suoi riscatti postumi: è a Palermo, in servizio, quando muore 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗕𝗼𝗿𝘀𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗼, che pure conosceva. È a Palermo quando arrestano, finalmente, 𝗧𝗼𝘁𝗼̀ 𝗥𝗶𝗶𝗻𝗮, e tocca a lei perquisire la moglie prima di un colloquio – concessione forse prematura dello Stato… – con il boss dei boss detenuto all’Ucciardone.
Un racconto denso e coinvolgente, che ad un certo punto si amplia e si snoda lungo 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗲 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗲 𝗲 𝗶 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗶 𝗱𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗶𝗻𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗮 𝗳𝗮𝗿𝗲, profondamente colpiti da una vita spesa al servizio degli altri: “𝘈 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘮𝘦 𝘭𝘰 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘢: ‘𝘋𝘦𝘣𝘰𝘳𝘢, 𝘮𝘢 𝘤𝘩𝘪 𝘵𝘦 𝘭𝘰 𝘧𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦?’ 𝘗𝘦𝘳𝘰̀ 𝘦𝘤𝘤𝘰, 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘪 𝘤𝘰𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦, 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢… 𝘗𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘦̀ 𝘷𝘦𝘳𝘰, 𝘪 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘻𝘪𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘰𝘯𝘢𝘵𝘦, 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘯𝘪𝘮𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘧𝘪𝘴𝘪𝘤𝘰, 𝘱𝘦𝘳𝘰̀ 𝘦𝘤𝘤𝘰, 𝘩𝘢𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘰𝘤𝘤𝘢𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘢 𝘵𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 ‘𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘩𝘰 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘦𝘯𝘦’, 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘪𝘭 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳 𝘢𝘪𝘶𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢, 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪, 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦 𝘥𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘪𝘶𝘵𝘢𝘳𝘭𝘢, 𝘦𝘤𝘤𝘰, 𝘵𝘪 𝘧𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘣𝘦𝘯𝘦… 𝘚𝘢𝘳𝘢̀ 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘦𝘨𝘰𝘪𝘴𝘮𝘰? 𝘕𝘰𝘯 𝘭𝘰 𝘴𝘰, 𝘮𝘢 𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘦𝘳𝘢 𝘷𝘢𝘪 𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢”.
Grazie Debora!