A lezione di Diplomazia per costruire la pace

Novembre 15, 2015 Categoria: ,

L’attività internazionale dei Licei del Leone XIII è intensa sin dall’esordio dell’anno scolastico.

Nei mesi di ottobre e novembre due gruppi di studenti di terzo anno hanno lasciato l’Italia per due mete diverse, ma seguendo programmi con le stesse finalità culturali e internazionali: un primo gruppo si è recato a Gent, in Belgio, per uno scambio di 5 giorni con i pari età del Sint Barbara College, mentre un secondo gruppo ha attraversato l’Oceano per incontrarsi con i colleghi del St. Ignatius College Preparatory di San Francisco, California. Entrambe le scuole fanno parte della rete dei collegi dei Gesuiti del mondo, una delle tante ricchezze a cui il nostro Istituto può attingere, dove ritroviamo gli stessi valori e lo stesso stile condiviso per offrire ai nostri giovani un continuum di grande impatto educativo.

Sempre a novembre altri gruppi sono partiti per due mete lontane. Tutti gli studenti del quinto anno si sono incontrati a Pechino, in Cina, con gli altri studenti delle classi finali dei Licei delle scuole dei Gesuiti di Italia, per condividere un viaggio culturale e spirituale sulle orme di padre Matteo Ricci, gesuita illuminato e di avanguardia, a cui si deve un pezzo di evangelizzazione della Cina.

Abu Dhabi: l'intervento di Marco Tardelli, ambasciatore dei CWMUN

Abu Dhabi: l’intervento di Marco Tardelli, ambasciatore dei CWMUN

Un altro gruppo, costituito invece da studenti di varie classi – più della metà giovanissimi del primo anno – sta vivendo l’esperienza dei Model United Nations, cioè una simulazione dei lavori delle Nazioni Unite, prima ad Abu Dhabi e poi a Dubai, negli Emirati Arabi. Insieme a studenti provenienti da tante parti del mondo, i nostri ragazzi simulano i dibattiti e gli interventi che la diplomazia mondiale tiene presso il Palazzo di Vetro di New York.

Le varie assemblee hanno parlato di lotta digitale alla rete dell’ISIS, di energia nucleare e di contrasto alle armi nucleari, ma hanno soprattutto parlato di pace.

Come mai questa attività così frenetica e variegata? Noia delle rassicuranti mura delle nostre classi? Bisogno di evasione?

La risposta si trova tutta concentrata in una sola parola: internazionalità.

Per i nostri Licei e per il nostro Modello Pedagogico questa parola magica non significa solo sapere l’Inglese e sapersi muovere con destrezza tra aeroporti, documenti e mezzi di trasporto. Internazionalità significa saper capire le ragioni degli altri, aprire i propri orizzonti culturali, accorgersi che nel mondo non ci siamo solo noi, saper amare le diversità fino a ricercarle con tutte le nostre forze. Perché queste diversità ci arricchiscono.

Internazionalità significa saper negoziare con gli altri sostenendo le nostre ragioni, essere in grado di capire che una critica potrebbe trasformarsi in un’opportunità che mi permette di posizionarmi meglio nel mondo.

Internazionalità è una sfida, soprattutto quando dobbiamo confrontarci con i grandi attori politici, quali le Nazioni Unite, alla ricerca di un nuovo senso di questa istituzione in un mondo che ha bisogno di tornare al tavolo del dialogo, della pace e della speranza.

Giovani delegati al lavoro

Giovani delegati al lavoro

Con l’internazionalità completiamo la formazione dei nostri giovani per il mondo che li aspetta. Matematica, storia, filosofia, greco, latino… tutte le discipline del quotidiano lavoro trovano una nuova dimensione nella proiezione internazionale che questi scambi propongono ai nostri giovani.

Dobbiamo preparare i nostri ragazzi per il mondo. Sì… ma per quale mondo? Per quello che spara alla gente nelle teatri e nei ristoranti? Per quello che sta condendo la globalizzazione con odi razziali e religiosi? Per un’Europa che vede seriamente messa in crisi la propria politica di apertura e collegamento, sino quasi a cancellare i ponti e le finestre che ha voluto disegnare addirittura sulle banconote degli Euro?

Noi riteniamo che nessuna forza dall’alto potrà mai sostituirsi al continuo, quotidiano, tenace lavoro di chi vuole credere che non può essere questa l’eredità da lasciare alle future generazioni.

Prepariamo i nostri giovani per un mondo in cui risuoni ancora forte il messaggio di apertura e di coraggio che S. Ignazio ha saputo trovare per il suo tempo, che non era più facile e meno insidioso di quello di oggi.

Prepariamo i nostri giovani tra le mura delle nostre classi, con i programmi e la dedizione dei nostri docenti. Completiamo la loro formazione a contatto diretto con le persone, le lingue e le culture di altri Paesi. Con passione e laboriosità tra le mura, con entusiasmo e speranza nel mondo, perché la loro voce e il loro esempio possano essere più forti del rumore e degli scoppi di ogni bomba e del fragore di ogni altra cattiveria umana.

Prof. Paolo Tenconi
Coordinatore dei Progetti