Padre Sergio Katunarich S.I.

Maggio 12, 2015 Categoria: ,

Padre Sergio Katunarich è nato a Rijeka (Croazia), quando ancora si chiamava Fiume ed era italiana, il 14 giugno 1923. E’ entrato in Compagnia nel noviziato di Lonigo il 21 ottobre 1946.

P.KatunaricDopo il noviziato, la filosofia a Gallarate, poi un anno di ‘magistero’ a Brescia e la teologia a Chieri (1952-56), con l’ordinazione presbiterale il 10 luglio 1955, per l’imposizione delle mani da parte del Card. G.B. Montini. Nel 1956-57 il Terz’anno di probazione a Firenze. Poi un anno presso la casa di Bassano dedicato soprattutto alla predicazione degli Esercizi (il 2 febbraio 1958 gli Ultimi Voti) e quindi a Gorizia (1958-77) come direttore delle Congregazioni Mariane e del cineforum e assistente degli ex-alunni e, dal 1966, anche direttore del Centro Culturale.

Dopo un tempo sabbatico a Roma, prima al Bellarmino e poi al Russicum, è destinato al Leone XIII di Milano (1982) dove rimane fino al 2012, prima come docente di religione al liceo (fino al 1985) e poi docente di storia ebraica all’Università Cattolica di Milano (1984-94) e assistente del Gruppo Ecumenico Cristiano Ebraico (G.E.X.E) dal 1985 al 2012 e aiuto assistente CVX (1998-2002), oltre che scrittore e confessore in chiesa.

Nel 2012 è stato destinato all’infermeria di Gallarate per le condizioni di salute divenute precarie.

E’ morto la sera dell’11 maggio alle 21.40. Da molto tempo non era più autonomo. Quasi impossibilitato a comunicare verbalmente, non aveva tuttavia interrotto il dialogo con il Signore, che esprimeva anche attraverso la recita del rosario, facendone scorrere la corona tra le dita.

La Comunità dei Padri Gesuiti e l’Istituto Leone XIII chiedono a tutti un ricordo nella preghiera e un ringraziamento al Signore per il dono di padre Sergio Katunarich.

 

Zibaldone KatunarichPadre Sergio era anche un fine poeta!  Nel 2000 aveva pubblicato uno Zibaldone Fiumano Dalmata – Istriano (Spirali Edizioni).

Così scriveva nell’introduzione: …Come gesuita, mi è più che naturale additare, insegnare, cercare di donare valori. Tra questi, non ultimo quello di tramandare un mondo, una cultura in cui si è nati, vissuti, di cui ci si è arricchiti, e che anche a occhi estranei appare di livello notevole, se non altro per le sue assonanze mitteleuropee. Tramandare inoltre il nostro tipico modo di parlare: il dialetto.

Abbiamo scelto il seguente testo:

El mondo xè

Se el mondo xè,
xè perché
el xè stà amado.
E el xè e stà
perché,
nonostante tuto,
nonostante l’omo
spesso cussì tonto e insempiado,
el xè amà.

Se,
nonostante la sbavadura
de sporco e rabie,
odio e pecado
che l’omo lassa
sula natura,
el mondo resta
e el dura ancora
sempre cussì bel
e ancora ne zirconda
tanta roba bela
tanta roba pura,
xè per un Amor
capaze de riparar
la nostra stupidura.

Sì, lo so
che i nostri “no” segreti
stende le note
sora del bel giorno
che Dio ne dà,
stende un funeral su la natura,
stende veleni e ‘na oscura
voja de pianto
drento de noi,
ma so anca
che tuto quanto pol
squajarse al sol
d’un pentimento
d’un solo sinzero azento
che dixi:
“Sì, mio Signor,
mi go pecado!”.